L’immagine del palmento che appartenne all’Azienda agricola Avarna raso al suolo non poteva lasciare indifferente nessuno che di quel luogo, il borgo di Sicaminò, almeno una volta nella vita abbia respirato il profumo.

Comprendo, dunque, le prime reazioni, i commenti, le prese di posizione di tanti cittadini che hanno interpretato il vuoto lasciato dalle ruspe come l’infrangersi di un sogno comunitario durato oltre mezzo secolo.

Bisogna, infatti, ritornare indietro nel tempo, ai primi anni settanta del secolo scorso, per scoprire la fonte di quel sogno: l’idea, la visione di uno sviluppo turistico sempre apparso connaturale a quel luogo.

Il territorio comunale era stato individuato per la costruzione di una diga, che raccogliesse le copiose risorse idriche che dal Cataolo scorrono verso il centro di Gualtieri.

La cosa sembrava seria, altroché!

Vennero eseguiti interventi di perforazione delle pareti rocciose ai lati del torrente Gualtieri, indagini geologiche, etc.

Parallelamente, a Roma, venne costituita una società denominata “Sicaminò spa” con lo scopo di realizzare un villaggio turistico nell’omonimo borgo con 1200 posti letto, ristoranti, teatro, eliporto, strutture sportive: il tutto a corredo di un patrimonio artistico (il maniero dei duchi Avarna con l’annessa cappella) e naturalistico (le cascate del Cataolo) a dir poco straordinario.

Per ragioni ignote ai più, il progetto della diga naufragò, travolgendo inesorabilmente anche quello del villaggio turistico, tanto che, qualche tempo dopo, la Sicaminò spa venne posta in liquidazione.

Da allora, la riqualificazione del borgo rappresentò punto cardine di tutti i programmi elettorali delle varie compagini amministrative succedutesi nei decenni; ma la svolta si ebbe solamente il 3/10/2002.

Cosa accadde quel giorno?

Il c.d. Castello dei duchi Avarna e l’adiacente cappella padronale vennero venduti a due privati della zona alla modica cifra di £ 120.000.000 (corrispondenti ad € 61.974,82): risulta nell’atto notarile di vendita che né il Comune di Gualtieri Sicaminò tantomeno l’Assessorato regionale ai beni culturali esercitarono il diritto di prelazione loro spettante.

Da quel momento, l’interesse pubblico comunale prenderà forma e inizierà a concretizzarsi con l’acquisto dalla Sicaminò spa di circa 50 ettari di terreno e di diversi immobili del borgo, nonché con la realizzazione di un percorso naturalistico (per lo più in marmo, sic!) e di un annesso punto informativo turistico (ormai da anni quasi totalmente distrutti a causa di atti vandalici e dell’incuria amministrativa) in prossimità delle cascate del Cataolo: il tutto per oltre € 500.000,00 a carico del bilancio comunale (mutui). Vennero anche affidati incarichi di progettazione per l’allargamento della strada di collegamento tra Gualtieri centro e Sicaminò, come pure di riqualificazione dell’abitato del borgo, i cui iter amministrativi, recentemente, hanno trovato definizione con l’inizio dei lavori.

Questi i fatti! Ora qualche considerazione politica, solo per offrire spunti di riflessione.

1.- Il territorio di Sicaminò (in particolare, le aree del borgo e delle cascate) non è sottoposto ad alcun vincolo paesaggistico, sebbene presenti nel suo insieme bellezze naturali e paesaggistiche di notevole interesse pubblico.

La salvaguardia del borgo e non solo, dunque, avrebbe potuto e dovuto essere garantita se le Amministrazioni succedutesi nel tempo avessero avviato le procedure di legge per ottenere il riconoscimento delle relative tutele. Nelle condizioni attuali di alcuni fabbricati, e in assenza di altre prescrizioni, persino la Soprintendenza ne ha autorizzato la demolizione, pur prescrivendone la fedele ricostruzione.

2.- La riqualificazione del borgo – nonostante la cicatrice indelebile del palmento demolito che verrà (si spera) fedelmente ricostruito – rappresenta comunque un fatto significativo, che l’attuale Amministrazione comunale sta portando avanti in continuità rispetto al sentire popolare e comunitario. Ma bisogna starle accanto con spirito costruttivo perché faccia bene, faccia meglio, nell’interesse di tutti.

Riconoscere i meriti, di chiunque siano, è un atto di onestà intellettuale, principio che va soprattutto praticato, indipendentemente dalle diverse posizioni politiche di ciascuno. Ricordo ancora, ad esempio, il finanziamento di 5 miliardi delle vecchie lire ottenuto dall’Amministrazione guidata dal dott. Placido Aricò (decreto assessoriale del 5/12/1997), con cui poi la successiva Amministrazione (quasi a fine mandato), realizzò il nuovo arredo della Piazza Duomo di Gualtieri e delle vie adiacenti. Di chi i meriti per l’opera compiuta? Di ambedue le Amministrazioni comunali! Lo stesso vale e valga in tutti gli altri casi.

3.- Gli unici immobili di pregio artistico e storico, soggetti a tutela, sono il Castello dei duchi Avarna e l’annessa cappella padronale, che il Comune di Gualtieri Sicaminò non acquistò nel 2002, pur potendo esercitare il diritto di prelazione sugli stessi, lasciandoli cadere in mani private per l’irrisorio importo di € 61.974,82 (proprio in questi giorni sono in vendita all’asta per € 895.000,00), salvo poi investire ingenti risorse pubbliche a Sicaminò, a carico dei cittadini, per oltre € 500.000,00.

Com’è potuto accadere un fatto del genere, e perché? Come mai nessuno si indignò, e continua a non indignarsi, di questo?

Lascio a voi il tentativo di rispondere agli interrogativi. Io un’idea me la sono fatta, ma la tengo per me.

Mi limito solo a constatare che vi è stato un momento ben preciso, nel recente passato, in cui una parte di Sicaminò, la più prestigiosa, il vero cuore “du feu”, ha smesso di battere: coincide con l’aver consentito la vendita del Castello a privati e rappresenta una lesione per la comunità gualtierese non facilmente rimediabile.

E oggi, che le altre membra di quel magnifico corpo chiamato “borgo” cominciano a prendere rinnovato vigore, sarà sì a beneficio generale di tutti, ma anche particolare di qualcuno che potrà, a ragione e del tutto legittimamente, far battere l’altra parte di cuore in suo possesso, di sua proprietà.

Avviandomi alla conclusione, non posso che ricordare il gesto eroico dell’ultimo duca di Gualtieri, Giuseppe Avarna, mai ricordato dalle precedenti Amministrazioni comunali, e con lui i suoi illustri avi (Carlo Avarna, Presidente del Consiglio dei Ministri del Regno delle due Sicilie dal marzo 1831 al maggio 1836; Giuseppe Avarna, ambasciatore del Regno d’Italia – fu colui che consegnò la dichiarazione di guerra dell’Italia all’Austria-Ungheria il 23/5/1915 – e, già da prima, Senatore del Regno d’Italia).

Quella tragica notte del 21 febbraio 1999 (come oggi), scampato all’incendio della sua abitazione adiacente il castello, il duca decise di rientrare nella casa avvolta dalle fiamme, nel tentativo disperato di salvare i suoi lavori, le sue ultime fatiche letterarie, gettando ciò che poté dalla finestra; tra questi “Le mie colline”, scritta il 28 settembre del 1996 (pag. 14 de “Il Silenzio delle Pietre – poesie di Giuseppe Avarna”, opera postuma, edizione 2009), di cui riporto una strofa che mi pare molto significativa:

Fuggo me stesso e inseguo

l’incubo di un sogno

in attesa del sorgere

di un nuovo mattino

che torni ad illuminare

le mie verdi colline

e il mio destino.

Che dirvi infine: le divisioni e lacerazioni che oggi, su più fronti, feriscono la Comunità gualtierese, possano presto tramontare davanti all’alba di un nuovo mattino, che torni a illuminare le mie verdi colline e il destino dell’intera Comunità.

Valentino Colosi