Mentre l’Italia provava, qualche settimana addietro, a districarsi tra i complicati equilibri della politica con l’intento di individuare il nuovo Presidente della Repubblica (sappiamo com’è andata a finire), su un altro fronte istituzionale la giovane maltese Roberta Metsola veniva eletta Presidente del Parlamento europeo.

La sua elezione è avvenuta grazie ai 458 voti ottenuti su 690 votanti, frutto dell’accordo tra le tre maggiori forze del Parlamento – popolari, socialisti e liberali – che nel 2019 condusse all’elezione del compianto David Sassoli.

L’annuncio della sua elezione mi aveva fatto ben sperare per le posizioni e idee “prolife” che avevano caratterizzato il suo impegno politico dapprima nel Partito nazionalista maltese e poi nel Partito popolare europeo. Qualche ora dopo, però, è stata per me una doccia fredda apprendere che, nella prima intervista da neo Presidente del Parlamento europeo, la stessa aveva dichiarato che avrebbe fatto sue le posizioni abortiste dell’Unione.

Perché tutto questo?

Si sarebbe potuta limitare ad affermare di impegnarsi a essere super partes – come esige il delicato ruolo istituzionale al quale è stata chiamata – e a garantire le prerogative di tutti i gruppi parlamentari; invece no, ha vestito i panni di una fazione (altra rispetto a quella di sua di provenienza), tradendo, insieme e in un sol colpo, i suoi valori e il suo ruolo istituzionale.

Non è mia intenzione suscitare un dibattito su argomenti etico-politici (non mancheranno di sicuro i momenti per parlarne), quanto, piuttosto, focalizzare l’attenzione su alcuni aspetti che mi stanno molto a cuore: la credibilità, la coerenza, la fedeltà ai propri valori, la non disponibilità a scendere a compromessi su alcune tematiche.

Chi scrive è fortemente convinto che il dialogo e la mediazione siano sempre dei valori, soprattutto in politica. Esistono, tuttavia, dei principi che accompagnano il percorso di ciascuno di noi sin dagli anni della formazione e che definiscono la nostra identità. Per un cristiano, ad esempio, uno dei valori non negoziabili in assoluto è il diritto alla vita, anche quello di una creatura non nata, ma già “vivente”. Al contrario, mi aspetto che chi abbia un’estrazione progressista e radicata nelle ideologie di sinistra si batta per la libertà di abortire. E così anche su altri aspetti. Mai chiederei a un avversario politico di rinnegare le proprie convinzioni, piuttosto mi confronterei con lui democraticamente, cercando, perché no, di convincerlo della giustezza delle mie tesi.

Nel caso in questione, invece, è accaduto tutt’altro.

Roberta Metsola ha negoziato la sua posizione antiabortista con la poltrona al Parlamento, che non avrebbe mai ottenuto in caso contrario. La conferma di ciò è rintracciabile nelle parole del presidente francese Emmanuel Macron, che il giorno dopo dell’elezione ha dichiarato che nel semestre a guida francese vorrebbe portare l’Europa a riconoscere l’aborto come un diritto.

Il veto posto a Metsola si coglie a piene mani, così come è evidente quale sia stata la sua risposta.

Come si giustificherà adesso dinnanzi ai suoi elettori, che l’hanno votata proprio in virtù dei valori che professava di difendere? Basterà dire loro- come ha detto – che “I  voti del passato facevano riferimento a posizioni di carattere nazionale” e che  “Non voterà più su temi come l’aborto”?

La Presidente tenterà di trovare senz’altro gli argomenti a sua discolpa. Resta in me, però, la convinzione che le battaglie in cui si crede vadano combattute fino in fondo e non rinnegate in nome di un accordo politico o, peggio, di una poltrona.

L’Europa in cui credo è un’Europa moderna e inclusiva, ma le cui fondamenta culturali sono saldamente ancorate nel diritto romano e nella filosofia greca, nel giudaismo e nel cristianesimo. Dimenticare le nostre radici è come perdere la nostra identità. E un popolo senza identità rischia di soccombere sotto il peso degli altri, ma soprattutto di se stesso.

E’ proprio vero quanto sosteneva Luigi Pirandello: “Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti.

Risponde altrettanto al vero, però, per dirla con Ralph W. Emerson, che rimanere se stessi, in un mondo che cerca di cambiarci, è la più grande delle conquiste.

Sta a noi scegliere.

 

(Foto: web)