È innegabile: uno degli argomenti principe di questo inizio di anno è sicuramente la mancata riapertura delle scuole. La proroga delle vacanze natalizie è stata accolta dalla maggior parte dei genitori con un sospiro di sollievo, per via dell’incontenibile aumento dei contagi soprattutto tra i più giovani. Pur tuttavia, ha spiazzato la decisione del Governo regionale di “temporeggiare” per tre giorni senza disporre l’avvio della didattica a distanza. Non è un caso se nel week end appena trascorso abbia pensato, provocatoriamente, di fare uso di un simpatico strumento offerto dai social, quello dei sondaggi, per capire quale fosse la vostra idea a riguardo.

La domanda era inequivocabile: “Sei d’accordo con la decisione della Regione siciliana di rinviare di tre giorni la riapertura delle scuole senza prevedere l’utilizzo della didattica a distanza?”

Ad avere la meglio sono stati i “no”, sebbene una buona parte dei partecipanti al sondaggio si sia espressa positivamente.

L’obiettivo, naturalmente, non era quello di far emergere le due diverse posizioni, quanto piuttosto di comprendere le motivazioni alla base dell’opinione espressa, che non sono tardate ad arrivare attraverso ogni forma possibile di comunicazione. Le telefonate e i numerosi messaggi ricevuti sono stati preziosi, poiché mi hanno consentito di riflettere sulla questione e analizzare la problematica tenendo in considerazione i diversi punti di vista.

La verità è che il tasso dei contagi sta facendo saltare il “sistema”, nonostante da parte governativa si cerchi di minimizzare, imponendo un’immagine “eroica” della scuola italiana. Di eroi, vi garantisco, ne abbiamo tanti, e sono i nostri figli, che con diligenza e rispetto delle regole da settembre fino al mese scorso (e già dai due anni precedenti) hanno fatto giornalmente il loro dovere di studenti, rinunciando al piacere di un contatto con gli amici, alla leggerezza della convivialità, seppure vissuta per cinque minuti durante la ricreazione, alla libertà di un respiro profondo, che non sia soffocato dal tessuto filtrante di una mascherina, spesso portata da casa, poiché quella distribuita a scuola è scomoda e fuori misura (almeno per i più piccini).

Allora, cosa fare?

Riportarli semplicemente tra i banchi in questi giorni sarebbe stato, a mio modo di vedere, incauto, perché avrebbe significato esporli a un rischio troppo grande, con la conseguenza che la maggior parte delle classi sarebbero entrate in didattica a distanza dopo pochissimo tempo.

Ma la DAD può davvero essere la valida alternativa alla presenza in classe?

Il confronto con tanti insegnanti mi ha fatto comprendere che, al di là delle apparenze, le criticità sarebbero numerose. In primo luogo, perché molti docenti e assistenti sono costretti a casa a causa del covid. Il primo grande problema, a quanto pare, è proprio l’assenza del personale, che deve essere sostituito. In molte famiglie, inoltre, il disagio è legato agli impegni lavorativi di entrambi i genitori: per garantire la presenza on line dei propri figli, soprattutto se piccoli, almeno uno dei due è costretto a rimanere a casa per assisterli durante i collegamenti. Le difficoltà diventano maggiori per le famiglie numerose, nelle quali i figli sono obbligati ad avere ciascuno un diverso dispositivo – la cui disponibilità non sempre è scontata – che assorbe una parte della connessione a internet, spesso insufficiente per garantire a tutti il collegamento, con inevitabili conseguenze sia in termini di qualità della lezione – e, quindi, dell’apprendimento – che di assenze in DAD.

Sentire riproporre queste riflessioni mi ha riportato indietro di ben due anni.

Oggi più che mai è evidente che si è perso troppo tempo, senza una vera ed efficace strategia nazionale. Quanti soldi sprecati in inutili banchi a rotelle, che si sarebbero potuti spendere, ad esempio, per fornire ad ogni studente – che non ne avesse la disponibilità – un tablet completo di relativa connessione!

Perché, inoltre, nessuno ha pensato di potenziare i sistemi di aerazione delle scuole? Lo ha fatto solo la Regione Marche – guidata dal Presidente Francesco Acquaroli, di Fratelli d’Italia – adottando un intervento strutturale e mettendo così il più possibile in sicurezza il mondo scolastico, tanto da ottenere, tra gli altri, il riconoscimento dell’Organizzazione mondiale della sanità, che ha ritenuto il modello di ventilazione meccanica attuato nelle scuole marchigiane tra le misure più efficaci per combattere il virus.

Non prendiamocela con i presidi, perché questi ultimi dimostrano costantemente, se messi nelle condizioni di reperire i necessari finanziamenti, di essere in grado di metterli a frutto. Stesso discorso dicasi per i mezzi di trasporto, che non possono essere negati a nessuno, eppure, da oltre un mese, è stato vietato a chi (dai 12 anni di età in poi) non possiede il green pass rafforzato di usufruirne. Non sarebbe stato più giusto, tra le altre cose, disporre anche per questi mezzi un adeguato sistema di ricircolo dell’aria, abbinandolo al doveroso distanziamento?

La situazione, diciamolo pure, è paradossale e rischia di creare inutili conflitti di competenze, i cui maggiori imputati sono i Presidenti delle Regioni e i Sindaci – i primi ad avere la reale percezione della situazione, in virtù del contatto diretto con i cittadini, punto di contatto tra il mondo reale e quello filtrato da dati e statistiche – con i quali mal si rapporta il Governo nazionale, che anche su questo fronte dimostra di non avere una vera e propria strategia.

Specialisti nel settore denunciano sempre più palesemente l’aumento di fragilità dei giovani, dovuto alla DAD, rappresentato da episodi di ansia, depressione, disturbi psichici, alimentari e cognitivi, oltre un maggior livello di analfabetizzazione e l’aumento dell’abbandono scolastico.

Proprio domani (12 gennaio 2022) si terrà un importante vertice regionale per decidere le misure da adottare per la ripresa dell’attività didattica in Sicilia e non è escluso che, nelle prossime ore, a livello centrale venga mutata la classificazione della nostra regione da gialla in arancione, se non addirittura in rossa.

La soluzione principale, alla quale puntare a prescindere dal colore della classificazione di ogni regione, ritengo sia la scuola in presenza, ma con le opportune cautele.

Una possibile strategia potrebbe essere rappresentata da alcuni punti essenziali:

1.- effettuare tamponi gratuiti a tutta la popolazione scolastica prima della ripresa delle attività didattiche;

2.- consentire l’ingresso a scuola a coloro che saranno risultati negativi al tampone;

3.- prevedere la DAD solo per gli studenti che saranno risultati positivi al tampone;

4.- effettuare di frequente un monitoraggio con test salivari (meno impattanti);

5.- evitare (da parte delle famiglie) di fare andare a scuola bambini o ragazzi con sintomi vari, specialmente se riconducibili al Covid.

Fermarsi in questo momento potrebbe avere degli effetti negativi ulteriori e determinerebbe un trend di pessimismo generalizzato, quasi a certificare un’incapacità di rialzarci, di uscire fuori dal tunnel, a distanza di due anni da quel fatidico 9 marzo 2020, quando tutto ebbe inizio.

Cerchiamo di essere cauti, prudenti, adottiamo il buon senso e ogni misura di sicurezza disponibile, ma non rinunciamo ad andare avanti, anche a piccoli passi. Solo così la meta sarà più vicina.