Non basta una panchina rossa per aiutare le donne vittime di violenza, ma è un simbolo importante per ricordarci che giornalmente, in ogni parte del mondo, troppe donne vengono uccise.
In Italia, dall’inizio dell’anno, sono morte 109 donne, in pratica un femminicidio ogni 72 ore.
Che fare per arginare questa piaga?
Aiutare le donne che denunciano è sicuramente il primo step. Lo fanno ogni giorno le forze di polizia e le numerose associazioni di settore nate con lo scopo di fornire un supporto psicologico, ma anche concreto, a chi ha il coraggio di dire no alla violenza.
La gran parte delle vittime, però, non denuncia, e per questo resta senza difesa.
Difficile intercettare queste situazioni prima che avvengano.
Eppure, nessuno litiga in silenzio.
A volte anche solo una parola di conforto di un vicino di casa o di un amico può servire a far sì che la persona offesa trovi la forza per uscire dalla spirale di violenza di cui è vittima.
C’è poi l’altra faccia della medaglia: gli uomini.
Sensibilizziamo gli adulti, educhiamo i bambini!
Uno strumento utile potrebbe essere rappresentato dal potenziamento degli sportelli di ascolto per uomini e, nel contempo, da campagne di informazione che mirino a un loro maggiore coinvolgimento in questo fronte. Nessun uomo si presenterà spontaneamente, ma se anche solo uno dei potenziali killer troverà sulla sua strada una persona che lo ascolta, forse ci sarà un femminicidio in meno. Potrebbe imparare a gestire la rabbia e l’ossessione del possesso.
Si possiede un oggetto, mai una persona!
Non sono nostre le mogli, né i figli. Sono semmai un dono che dobbiamo custodire, curare, trovando la forza di lasciarli liberi di andare via quando desiderano farlo.
Questa è la più grande prova di amore.