Ho ascoltato per una settimana, adesso vorrei dire la mia!

L’argomento è il concerto del 1 maggio e la polemica strumentale sollevata dal cantante Fedez contro i vertici della Rai, accusati di censura nei suoi confronti per il fatto di avergli chiesto – in un monologo a sostegno del ddl Zan – di omettere le citazioni omofobe di alcuni esponenti della Lega, specificatamente nominati.

Chi legge sa quanto mi stia a cuore la libertà, in ogni sua forma, in particolare quella di espressione, in virtù della quale io stesso esprimo, anche attraverso questo blog, le mie idee. La libertà, tuttavia, non dà a nessuno il diritto di dire o fare ciò che voglia senza regole e in assenza di contraddittorio, né tantomeno di cambiare le carte in tavola, pubblicando solo pochi minuti di una telefonata lunga 11 minuti e 49 secondi, ritagliati e poi ricuciti ad arte, in modo da lasciare a intendere cose non vere. Dall’audio integrale emergono tante verità sottaciute, che hanno inevitabilmente viziato il messaggio lanciato.

Mettiamo da parte, per un momento, la telefonata e concentriamoci su due interrogativi.

Il concerto del 1 maggio è un palco per fare politica o per onorare i lavoratori?

La domanda fa il paio con un’altra: voi di cosa parlereste in questa ricorrenza?

Personalmente penso che la festività in questione sia nata con l’obiettivo di celebrare chi ha un lavoro e lotta giornalmente per migliorare le proprie condizioni; chi per lavoro cade vittima di incidenti, giungendo persino a perdere la vita; chi un lavoro lo cerca o, come in quest’ultimo anno, pur avendolo non può esercitarlo.

Per tutte queste categorie, se fossi un cantante, salirei sul palco del 1 maggio e canterei!

Non per fare politica! Per quello bastano i giornali, i social, i partiti e le sedi istituzionali.

È corretto pubblicare la registrazione di una telefonata privata?

Nessun riferimento alla liceità. La mia domanda riguarda esclusivamente l’opportunità e la morale. Personalmente non l’avrei mai fatto, perché ritengo che il rispetto per il proprio interlocutore, anche se di idee opposte, debba andare oltre la voglia di “apparire vincente”.  La mia libertà finisce dove inizia il diritto alla privacy dell’altro.

Quando, a ridosso del 1 maggio, ho appreso della polemica, ho percepito subito una sensazione di “strumentalizzazione”,  rendendomi conto come l’aggressione mediatica perpetrata avesse totalmente accecato milioni di persone di ogni estrazione e fede politica, inducendole a concentrarsi su alcune parole chiave, tra cui  “censura” e “omofobia”, dimenticando tutto il resto. Il messaggio emerso era elementare: “la Rai censura chi, liberamente, esprime il proprio pensiero sul disegno di legge contro l’omotransfobia e contro coloro che, con le loro parole, la incarnano”.

Ma non era il messaggio reale.

1 Dall’audio integrale emerge che la Rai non ha censurato nessuno.

A dialogare con Fedez non c’era solo Ilaria Capitani, vice direttrice di Rai 3, ma anche Massimo Cinque, autore e dirigente della società iCompany che organizza il concerto e Massimo Bonelli, direttore artistico. Quindi non solo la Rai. Più volte, nel corso della telefonata, gli interlocutori di Fedez sottolineano che nessuno intendeva censurarlo, ma che, essendo un servizio pubblico, per poter chiamare in causa altre persone con tanto di nomi e cognomi è necessario garantire un contraddittorio. Nel caso di un concerto come questo, evento unico che si ripeterà il prossimo anno, mi chiedo come si sarebbe potuto garantire.

2 Il cantante cita alcuni giornalisti che avrebbero dato il loro placet al monologo.

C’è un passaggio della telefonata in cui Fedez cita alcuni suoi amici giornalisti, tra cui Peter Gomez e Marco Travaglio, le cui posizioni politiche sono note a tutti. Mi permetto pertanto di chiedere a voi tutti: sul palco di un concerto organizzato per i lavoratori è giusto fare politica?

Lascio a voi la risposta.

3 Il linguaggio aggressivo ad ogni costo è segno di forza o maleducazione?

C’è una cosa che mi ha colpito della telefonata: da una parte tre persone che con garbo ed educazione cercavano di spiegare la loro posizione, dall’altra una persona sorda a qualunque risposta, pronta solo ad aggredire con rabbia, chiusa a un vero dialogo. Mi è sembrato di assistere a ciò che si verifica giornalmente sui social, ma anche nella vita reale; luoghi dove la forza e le capacità delle persone sembrano essere dettate dalla loro capacità di gridare. Più inveisci, più sei bravo, intelligente e forte. L’ascolto delle ragioni altrui è un optional, o va fatto solo per cogliere gli errori e amplificarli all’ennesima potenza.

In fondo la coppia d’oro dei social ha costruito una fortuna proprio su questo sistema. Vendere merce ad un costo esorbitante solo perché ha un marchio specifico è forse di sinistra? È rispettoso verso l’umanità? È etico?

A proposito del ddl Zan! Non è questo l’articolo giusto per parlarne, ma vi garantisco che tornerò sull’argomento: è troppo importante per non affrontarlo!