Oggi è il Dantedì, la giornata in cui celebriamo Dante Alighieri e la sua opera più importante: La Divina Commedia.

La scelta di questa data non è casuale. Secondo alcuni studiosi, infatti, il viaggio del Sommo Poeta nell’aldilà ebbe inizio proprio il 25 marzo del 1300. In quel preciso giorno, insomma, Dante si perse nella “selva oscura”, dando inizio ad un viaggio unico ed irripetibile, quello stesso compiuto da ogni uomo che, smarrito, ritrova se stesso grazie alla fede, ma nel contempo ripercorre la sua vita, con la capacità di discernere ciò che è bene da ciò che è male.

Il segreto dell’immortalità di Dante sta proprio nella semplicità di questo concetto, in cui ogni uomo può ritrovarsi. La letteratura è ricchissima di storie di viaggi, e numerosi ne sono i protagonisti. Può capitare che qualcuno si identifichi in uno di essi, o in molti, ma solo in un caso si verifica quella totale coincidenza tra il lettore e l’attore. Il viaggio di Dante è il viaggio di ciascuno di noi, che oggi come 700 anni fa vacilliamo, cadiamo e ci rialziamo, ritrovando l’equilibrio, e noi stessi. Un viaggio ricco di tappe, di incontri, di inciampi e di lezioni, che ha la felicità come meta, la curiosità come punto di partenza.

A chi si chiede che importanza abbia celebrare il Dantedì, rispondo che serve non solo a riscoprire il poema simbolo della letteratura italiana, ma soprattutto a comprendere meglio la società contemporanea. Quante storie ancora attuali! Dall’amore proibito di Paolo e Francesca alla morte misteriosa di Pia dei Tolomei, vittima della cieca gelosia del marito, passando per l’ignavia di Celestino V, che fece “per viltade il gran rifiuto”.

E allora diamo a Dante ciò che merita: un giorno per celebrarlo, gli altri 364 per rileggerlo, studiarlo, comprenderlo come merita…ed amarlo.

Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.

 (Inferno, 1-3)


…l’amor che move il sole e l’altre stelle.

(Paradiso, 145)