Ed elli a me: «Questo misero modo
tegnon l’anime triste di coloro
che visser sanza ‘nfamia e sanza lodo.
Mischiate sono a quel cattivo coro
de li angeli che non furon ribelli
né fur fedeli a Dio, ma per sé fuoro.
Caccianli i ciel per non esser men belli,
né lo profondo inferno li riceve,
ch’alcuna gloria i rei avrebber d’elli».
E io: «Maestro, che è tanto greve
a lor che lamentar li fa sì forte?».
Rispuose: «Dicerolti molto breve.
Questi non hanno speranza di morte,
e la lor cieca vita è tanto bassa,
che ‘nvidïosi son d’ogne altra sorte.
Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa».
Dante Alighieri, Inferno III, 33-51)
Gli ignavi di Dante che sfidano il tempo.
C’è una categoria di persone che il sommo Poeta disprezza a tal punto da ritenere che non meritino di stare neanche all’inferno: sono gli ignavi. Uomini che “vissero senza infamia e senza lodo”.
Appartengono a questa categoria tutti coloro che, nella vita, non prendono una posizione netta, ma seguono la corrente, lasciandosi trasportare dalle mode di turno.
La scelta può riguardare ogni ambito dell’agire umano, non solo quello politico.
Chi sceglie ha, inevitabilmente, maggiori probabilità di sbagliare, ma ha nel contempo il coraggio di mettersi in gioco.
Quanti ignavi anche ai nostri tempi!
Resta valido, tuttavia, il monito di Dante: “Non ti curar di loro, ma guarda e passa!”