A cosa serve la memoria? Avete mai provato a immaginare cosa sarebbe la nostra vita senza ricordi? Non avremmo radici, o quanto meno non ne avremmo percezione e vivremmo in un interminabile presente. Cadere nell’oblio significherebbe perdere i ricordi belli, non avere la percezione del tempo, non rendersi conto delle conseguenze del bene, ma neanche di quelle del male. Dimenticheremmo il volto delle persone che abbiamo amato, ma anche quello di coloro che, a causa dei nostri errori, abbiamo ferito. Se non avessimo memoria non ci sarebbe la storia e senza storia non riusciremmo a essere uomini migliori. La memoria è quindi un dono, ma non è così scontato come crediamo. Va esercitata la memoria, dobbiamo prendercene cura, evitare che l’aggiunta giornaliera di ricordi sbiadisca quelli più lontani. Ancor più importante è l’esercizio del ricordo dei momenti più bui della nostra storia. In tal caso, infatti, l’effetto diventa cura: evitare che non accadano mai più!
Non a caso 21 anni fa, con l’art. 1 della legge 20 luglio 2000, n. 211, si decise che ogni 27 gennaio l’Italia avrebbe celebrato “Il giorno della Memoria”. Indicativa la data: il 27 gennaio del 1945 le truppe sovietiche liberarono Auschwitz dai tedeschi e il mondo scoprì gli orrori del regime nazista. All’improvviso divenne chiaro a tutti quali fossero i capolinea di quegli affollati treni merci in cui erano state fatte salire intere generazioni di ebrei. Auschwitz purtroppo non fu l’unico campo di concentramento, ma divenne il simbolo di come i totalitarismi sfocino inevitabilmente in regimi di morte.
Ogni anno, il 27 gennaio, ciascuno di noi oltrepassa virtualmente quel cancello di morte sovrastato da una scritta tanto vera quanto beffarda: «Arbeit macht frei» (Il lavoro rende liberi). E oltrepassandolo, non solo ricorda quanto accaduto 76 anni fa, ma soprattutto fa in modo che non se ne sbiadisca il ricordo.
Sarebbe riduttivo, tuttavia, considerare l’olocausto come una mera barbarie posta in essere da un certo tipo di regime. Penso alla tragedia dell’aborto (il primo dei crimini contro l’umanità), alle persecuzioni dei curdi, degli armeni; ricordo le pulizie etniche in Jugoslavia e il genocidio in Ruanda; gli orrori delle foibe e, in modo diverso ma comunque crudele, la violenza degli attentati terroristici islamici; ed ancora, i gulag comunisti e le persecuzioni contro i cristiani.
Esempi, tutti questi – qualcuno dei quali ancora oggi attuato nell’indifferenza generale -, che ci insegnano come la deriva autoritaria di un qualsiasi governo che poggi le sue fondamenta su ideologie razziste, integraliste e antidemocratiche possa generare orrore.
Ecco perché è importante tenere viva la memoria: per non cadere negli stessi errori!